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Il vero costo della transizione ai veicoli elettrici

Il vero costo della transizione ai veicoli elettrici - PCA Consultative Brokers
Il vero costo della transizione ai veicoli elettrici - PCA Consultative Brokers

Una grande trasformazione sta per coinvolgere (e sconvolgere!) un settore industriale strategico per l’Europa e per milioni di lavoratori: il passaggio verso auto esclusivamente elettriche. Le decisioni che impongono una singola scelta tecnologica hanno un impatto diretto sui consumatori, sulle imprese e sulla competitività dell’UE in modo dirompente.

UNO STUDIO UNICO NEL SUO GENERE

Per ottenere una necessaria valutazione a livello europeo dell’impatto sull’occupazione e sulla creazione di valore nella produzione di auto, CLEPA (l’associazione europea dei fornitori del settore automotive) e strategy& (network di PwC) ha realizzato uno studio, unico nel suo genere, che ha valutato l’impatto di tre diversi percorsi per raggiungere gli obiettivi del Green Deal, con un’attenzione particolare ai fornitori del settore automobilistico nell’UE, in sette mercati automobilistici chiave, fino al 2040.

I risultati trasmettono un segnale chiaro: un approccio solo per i veicoli elettrici, con il divieto di utilizzare la tecnologia dei motori a combustione,  adottato dalla Commissione europea nel progetto “Fit-for-55” della Commissione europea, può mettere a rischio oltre mezzo milione di posti di lavoro – tenuto conto che il futuro del tessuto economico e sociale di almeno 13 Paesi europei, dove l’automotive è una risorsa economica trainante, si basa in gran parte sull’ipotesi di un pieno funzionamento della catena di produzione delle batterie elettriche.

Al contrario, uno scenario a tecnologia mista, che combini una rapida elettrificazione con altri carburanti sostenibili a basse o zero emissioni di carbonio, potrebbe attenuare la perdita di posti di lavoro e renderebbe la transizione più gestibile, senza compromettere gli obiettivi climatici. Questo secondo scenario non sminuisce le opportunità della transizione verde, in quanto i fornitori del settore automobilistico sono innovatori anche in senso ambientale.

MOLTI RISCHI E INCOGNITE SULLA STRADA VERSO L’ELETTRICO

Nonostante i vantaggi, c’è una diffusa preoccupazione per le sfide di questa transizione, o meglio trasformazione. I grandi player dell’automotive si sentono responsabili di una grande quota di posti di lavoro nell’industria automobilistica. Il settore è profondamente intrecciato con le economie nazionali e locali, con catene di valore e filiere che alimentano economia e famiglie – ma che deve incontrarsi con la visione dei leader globali. Dunque, è fondamentale gestire in una strategia multilaterale questo impatto sociale ed economico.

L’orizzonte è chiaro: il raggiungimento della neutralità climatica nell’UE entro il 2050 richiede ambiziose riduzioni delle emissioni. Ciò significa una trasformazione senza precedenti per l’industria automobilistica e le sue supply chain, i fornitori, i partner, tutta la formazione, con un impatto rilevante non solo sull’occupazione, ma anche sulle scelte dei consumatori, sull’accessibilità economica della mobilità individuale e sulla competitività dell’UE. Il volto dell’industria cambierà in seguito all’adozione di propulsori elettrici, l’uso di carburanti e fonti energetiche rinnovabili per l’alimentazione dei veicoli e la conseguente, necessaria ristrutturazione dei siti produttivi e della forza lavoro. 

 QUALE FUTURO PER L’AUTOMOTIVE?

In Paesi con una produzione di veicoli elettrici quasi assente e una bassa occupazione, nello scenario “Fit For 55” si prevedono grossi problemi tra da qui al 2040: l’Italia potrebbe perdere circa il 45% del suo valore aggiunto nel settore e il 90% del suo personale a tempo pieno. In particolare, il valore aggiunto della produzione passerebbe da 8,7 miliardi di euro nel 2020 (8,5 da veicoli con motore a combustione interna e 0,2 da quelli elettrici) a 4,7 miliardi nel 2040 (0,8 da veicoli con motore a combustione interna e 3,9 da quelli elettrici). Per la Germania, invece, nello stesso periodo, il valore aggiunto passerebbe da 22,5 a 24,2 miliardi di euro, grazie al fatto che ha anticipato la transizione elettrica.

In uno scenario costituito soltanto da veicoli elettrici, il 70% del valore aggiunto di questo mercato ( circa 70 miliardi di euro) dipende interamente dallo sviluppo della catena delle batterie nell’UE. È vero, si creano nuove opportunità, ma queste sono adombrate pesantemente da una notevole incertezza sui tempi in cui una supply chain di batterie potrà essere competitiva nell’UE. Sembra difficile che l’UE decida di rischiare di ridurre i posti di lavoro e la competitività senza un approvvigionamento sicuro delle materie prime e una produzione nazionale di materiali e celle per batterie che siano garantiti per il futuro. Un approccio a tecnologia mista contribuirebbe a mitigare i rischi e a creare una transizione più gestibile.

Si apre uno spazio tanto ampio quanto complesso per le assicurazioni, al centro di una tensione strutturale tra vecchio e nuovo, tra transizione e trasformazione, alla ricerca di un compromesso che distribuisca anche benefici e non solo rischi.

 

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Grazie per l’attenzione e la lettura!

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