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Pay-per-use e “servitizzazione”: come cambia la mobilità

Pay-per-use e servitizzazione i nuovi trend - PCA Consultative Brokers
Pay-per-use e servitizzazione i nuovi trend - PCA Consultative Brokers

Pay-per-use è una formula ormai molto di moda, che si sta affacciando anche nelle offerte di mobilità. Si prevede che presto farà parte delle abitudini di molti automobilisti, a cominciare dai più giovani e/o dai più moderni.

Alla base del pay-per-use c’è un contratto di noleggio a lungo termine, che già di suo è un modo diverso e innovativo di avere un’auto, con rinuncia alla proprietà e in cambio un corredo di servizi oggi ormai irrinunciabili, per un periodo definito e a fronte di un canone mensile fisso. Questi tre elementi (servizi, tempo e canone) sono ciò che serve alle flotte e che ha decretato il successo della formula, da alcuni anni gradita tanto anche dai privati. Tuttavia, quando si entra nel mondo dei singoli automobilisti si scopre che la realtà è molto meno omologabile di quanto lo sia una flotta, dove le diversità si bilanciano e si mediano. Un professionista, invece, un anno può fare le vacanze in macchina in giro per l’Europa, e quello dopo restare nella casetta al mare. In questo caso sorge la domanda: perché devo pagare dei servizi se l’auto sta ferma o gira poco?

UN “GAME-CHANGER” PER LE ASSICURAZIONI

È evidente che le assicurazioni siano coinvolte in prima fila perché le trasformazioni nell’uso dei prodotti e dei servizi hanno un impatto diretto sulle loro coperture assicurative; spesso stravolgendo modelli consolidati e parametri tradizionali che erano incentrati sulla proprietà del bene, dove il consumo non era misurato come nel pay-per-use e dove l’incidente costituiva un evento extra-normale.

La risposta è appunto il pay-per-use: se non cammina, non produce costi. Almeno certi costi. La parte variabile del canone di noleggio, quella composta dalle coperture assicurative e dagli altri servizi, si azzera nei periodi in cui l’auto non cammina. Ovviamente, l’altra componente del canone, quella legata alla svalutazione del veicolo e al finanziamento, continua a correre, perché in sostanza paga il fatto di avere comunque sempre l’auto a disposizione in esclusiva.

TRUCK “PAY-PER-USE”

Il pay-per-use non è solo una formula che strizza l’occhio ai consumatori. È anche un’ipotesi sempre più concreta per le aziende. Ad esempio nei trasporti. Dal 2023 entrerà in vigore presso alcuni top player del settore truck una innovativa formula di leasing dei mezzi pesanti con cui sarà possibile portare in azienda “al bisogno” dei camion elettrici, pagando solo all’effettivo utilizzo. Un progetto che dovrebbe permettere un sostanzioso risparmio rispetto alle tradizionali formule di acquisto e finanziamento, soprattutto in relazione al prezzo maggiore da pagare nel caso di mezzi a zero emissioni e per il noleggio dei pacchi batterie.

DAL PAY-PER-USE ALLA SERVITIZZAZIONE

In pratica il pay-per-use apre la porta alla servitizzazione. Non mancano esempi di successo di servitizzazione, un modello di business diffuso per lo più in ambito Ict e fondato sulla trasformazione delle aziende dalla vendita di un prodotto alla fornitura di un servizio. Sono potenzialmente servitizzabili i prodotti durevoli e funzionali, quelli in cui il service vale, nel life cycle, più del prezzo di acquisto.

Avanza il “pay-per-use”, dove il bene è pagato in funzione di un indicatore d’uso previsto da contratto: il “canone” include la manutenzione e i servizi accessori, come gli aggiornamenti tecnici; ed è talora legato alla performance, in modo che il cliente abbia la certezza di non pagare più del dovuto. È anche un investimento in termini di sostenibilità, perché la manutenzione continua e il monitoraggio IoT incidono sulla durata nel tempo della macchina, con minore impatto ambientale.

La manifattura del prossimo futuro non produrrà per vendere, ma per “noleggiare” un bene connesso, sensorizzato e monitorato, grazie a tecnologie come l’IoT e l’intelligenza artificiale.

Non è però così facile. Anzitutto, i componentisti non sono (ancora) della partita. Il modello di business sembra riguardare soltanto le aziende che realizzano il prodotto finito. Inoltre vanno esclusi tutti quei beni di lusso, “emozionali”, dove il possesso è parte dell’esperienza.

 

In un mondo in rapida trasformazione è fondamentale proteggere il valore del proprio lavoro. Le assicurazioni sono una risorsa fondamentale per comprendere sia come cambia il business, sia come cambia di conseguenza il modo migliore per proteggerlo. PCA infatti non è solo un broker con 30 anni di esperienza nel trovare soluzioni altamente efficaci. È anche un consulente per fornire analisi strategiche sul mercato – questo è il modo più efficace per trovare le coperture migliori.

 

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